Ramous – Galleria Goethe
DESCRIZIONE
Catalogo della mostra personale di Carlo Ramous tenuta alla Galleria Goethe di Bolzano dal 7 al 21 maggio 1968
Testi
Presentazione mostra alla Galleria Goethe (Marco Valsecchi) |
Di fronte a chi ritiene la modernità di una scultura dipendente da un materiale inconsueto, ecco Carlo Ramous dimostrare con materiali antichi quali il legno e il ferro che essi non sono che mezzi portanti del’espressione, mentre la “novità” è anteriore e nasce già dall’idea. L’eccezionalità di tipo esteriore, di per sé dura quanto un effetto di sorpresa; invece l’immagine tende a collocarsi in uno spazio e una durata che va oltre lo choc iniziale. Su questo punto Ramous possiede opinioni salde e semmai sembrano animate da una polemica, essa non è cercata di proposito ma resta implicita nell’operare. E d’altra parte pur riconoscendo la giusta parte spettante anche ai materiali, non è qui che Ramous fonda l’essenzialità del suo creare, sibbene nel presentare un evento scultoreo che nell’attimo stesso in cui concretizza un’immagine non più riferibile a motivi di mimesi naturalistica, tende ad arricchire l’orizzonte umano di un’esperienza che non è solo estetica, se investe ragioni più segrete del fantasticare e sollecitazioni di cultura tese a sviluppare una nuova percezione emotiva sia dell’esistenza che dello spazio ideale-concreto in cui essa si realizza. È fuori di dubbio, proprio guardando a queste sculture dell’ultimo tempo di Ramous, che l’artista crede fermamente nella responsabilità individuale delle singole presenze, ricusando lo sgretolamento della “persona”, sia che venga perpetrato da presupposti anche estetici, di annientamento, sia dagli attentati quotidiani di una “società dei consumi” che tutto livella e massifica. Lo si intuisce anche dal suo tendere sempre a una scultura di volumi, di aggregati corposi che costituiscano una unità solida, un organismo che, nel consistere, anche si contrapponga e si difenda con la sua concretezza. Ma queste opere fanno anche capire che Ramous avverte quanto questa unità, e non solo dalla scultura ma anche di lui, uomo d’oggi, sia profondamente diversa da quella umanistica, centripeta e arroccata gelosamente nei limiti dell’essere. Oggi questa unità tende a proiettarsi lungo le infinite prospettive del conoscere, a immedesimarsi con gli eventi, a sentire la molteplicità degli spazi e persino del tempo, una volta che la fantasia ha rotto queste maglie fisiche e recuperato una mobilità e una contemporaneità di piani infiniti, sia nell’ordine fisico che nell’ordine ideale. Mi pare che oggi un artista più che avvertire un’alterità contrapposta, lui e il mondo, senta la necessità di una immedesimazione, e che la realtà non è qualcosa altro da lui, ma un’identificazione. E allora l’evento realistico non può dissociarsi da questa profonda rivalutazione immaginativa, allo stesso modo che, posta in questa prospettiva, la fantasia non fa che coinvolgere ed elaborare fatti e intuizioni che appartengono o si integrano alla realtà. È quindi da questo nucleo diversamente fisico ed emozionale che la scultura odierna di Ramous esce dal guscio della forma chiusa per espandersi in articolazioni di forme che si innestano, si conglobano l’una nell’altra, imprimendo un moto dinamico in senso strutturale non fine a se stesso, ma determinato da quella proposta integrativa di coesistenza e di apertura, di unità e di molteplicità che dicevo poc’anzi. Da qui le vigorose proiezioni, anzi le impennate prepotenti di una forma organica che impone il suo ritmo, che proietta la sua energia espansiva e nello stesso tempo si aggruma in corpo, si impadronisce dello spazio e costruisce un’immagine suggestiva anche per le arditezze dei suoi punti di appoggio e dei suoi lunghi slanci. L’affermazione di autonomia è esplicita in ogni singola scultura, e tuttavia è doveroso rilevare come essa non si determini per esclusione di partecipazione, per ipotesi di assolutezze puriste platonicamente sospese nelle loro perfezioni ideali e piuttosto cerchi sempre un segno di coesistenza con la vita, fosse anche solo l’impronta dello scalpello e della mano che vi lascia un suo calor di sangue. |
SCEDA TECNICA LIBRO
Titolo: Ramous – Galleria Goethe
Sottotitolo:
Autore/Autori: Marco Valsecchi
Anno di pubblicazione: 1968
Curatore: Marco Valsecchi
Formato: 20 x 20
Pagine: Tutto
N. Illustrazioni: 6
Rilegatura:
Lingua: Italiano, Tedesco
ISBN/EAN:
Prezzo: